Fare la lista is the new black

C’è chi si affida alla lista nozze, chi in alternativa accende una lista viaggio, chi non si sposa ma fa la lista della spesa, chi sta per partorire e si affida alla lista bebè e chi, alla Sara Jessica Parker in Ma come fa a far tutto?, ammazza l’insonnia elencando mentalmente le incombenze del giorno dopo.
Io non mi sposo, ho la dispensa ben fornita e sto per partorire. Ho diritto alla mia lista anche io. Non la compilerò in qualche negozio per l’infanzia ma la metto qui, nero su bianco, a disposizione di chiunque voglia rendersi utile per realizzare le mie ultime volontà da mamma bis. Che tra meno di un mese sarà tris.

Ho avuto 8 mesi per riflettere e oggi ho le idee  ben chiare.

Il primo posto se l’è accaparrato, senza ombra di dubbio, il culo del salame. Stagionato e nostrano. In realtà potrei chiudere un occhio sulla provenienza e farmi andare bene anche industriale, l’importante è che sia duro, molto duro. Con o senza toxo non fa differenza.

Il secondo elemento secondo la mia personale scala dell’urgenza e dell’importanza è la torta. Non una torta ma quella torta: pan di spagna inzuppato q.b. con bagna al maraschino e un interno di crema pasticcera profumata e gialla. Ricoperto di quello che volete, non fa differenza, ma è meglio se evitate la panna perché la lascerei perire in solitudine al lato del piatto dopo averla scrollata dalla forchetta. Per andare sul sicuro, rivolgetevi ad una pasticceria dalle parti dell’ortomercato di Brescia. Fornirò indicazioni più dettagliate in privato.

Al terzo posto: jeans. Jeans normali color jeans, di quelli che si chiudono con una zip e un bottone, mica quegli orrendi modelli premaman che solo dalla coscia in giù sembrano accettabili: al di sopra, sono fatti di una fascia ascellare contieni-pancia che non si può proprio vedere, e infatti viene nascosta da t-shirt extra large.
Voglio jeans goderecci, selvaggi e sbarazzini, tanto i 40 non li ho ancora compiuti e sono ancora autorizzata a sentirmi una fanciulla. Perciò, se mi vedere in giro con un modello strappato o boy-cut, non fate commenti: servono ad alimentare la mia autostima in ripresa dopo parecchi mesi di outfit mediocri. Starò facendo terapia, in sostanza.

Annaffierei il tutto con un calice di vino rosso, carico e dal colore pieno, possibilmente toscano. Poi dedicherei del tempo all’aperitivo: Pirlo con Aperol (e Camparisti zitti) e passerei al dopo cena con un mojito ammazza pensieri. Tanta menta e poco zucchero.

Mi riservo la facoltà di implementare la lista all’occorrenza. Al momento, deposito qui le mie volontà, quelle inderogabili e che mi permetteranno di sopravvivere ai mesi che mi aspettano!